Dismetria agli arti inferiori: come riconoscerla nei bambini e quali accorgimenti si possono adottare?
La dismetria, chiamata anche eterometria, rappresenta una differenza di lunghezze degli arti inferiori.
Le cause per la dismetria degli arti inferiori nei bambini sono numerose e si distinguono in:
- Congenite, ovvero presenti già alla nascita,
- Acquisite, che compaiono successivamente nella vita del bambino,
- Idiopatiche , ovvero senza una causa evidente.
Cosa fare in caso di presenza di dismetria agli arti inferiori nei bambini?
Le dismetrie vanno trattate se sono dovute a uno scarso o mancato sviluppo di parti dello scheletro degli arti inferiori. Per esempio nel caso del femore corto congenito, o in situazioni di scarso o mancato sviluppo della tibia o del perone.
Se invece le differenze di lunghezze sono idiopatiche vanno osservate ed eventualmente trattate solo nelle forme più gravi prima della fine dello sviluppo puberale.
Quali tecniche utilizzare per il trattamento delle dismetrie?
Esistono numerose tecniche per trattare le dismetrie e variano a seconda dell’età e della gravità del quadro clinico. Tali differenze possono essere così raggruppate:
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Differenze di lunghezza di circa 1 cm o meno.
Questo tipo di dismetrie non hanno rilevanza clinica, vengono solo tenute in osservazione con controlli periodici. -
Differenze di lunghezza tra 1 e 2 cm.
Queste necessitano invece di plantari con rialzo con lo scopo di diminuire l’obliquità del bacino. -
Differenze di lunghezza superiori ai 2 cm.
Dismetrie di questa portata necessitano di norma di un trattamento chirurgico correttivo.
Quali sono i trattamenti chirurgici più usati?
I trattamenti chirurgici maggiormente in uso sono principalmente 2:
- tecniche di crescita controllata (epifisiodesi temporanea).
Questa tecnica arresta temporaneamente la crescita dell’arto più lungo in modo da permettere la prosecuzione della normale crescita dell’arto più corto e correggere il difetto in maniera pressoché autonoma; - allungamento dei segmenti scheletrici interessati.
Questo trattamento si avvale dell’utilizzo di un fissatore esterno o chiodo endomidollare telescopico motorizzato o magnetico.