Fascite plantare. sintomi, rimedi e caso clinico
Se hai già sofferto di fascite plantare sai quanto questa condizione può essere disabilitante e frustrante. Quando ci si alza dal letto la mattina e si compiono i primi passi sembra di camminare sui vetri rotti. In questo approfondimento andremo a vedere meglio cos’è la fascite plantare, quali sono i sintomi ed i rimedi andando a valutare un caso clinico affrontato dal dott. Simone Chesi.
Cos’è la fascite plantare?
La fasciopatia plantare, più comunemente chiamata fascite, è l’irritazione di questa struttura anatomica situata sotto al piede, tesa tra il calcagno e le dita. Si stima che una persona su dieci soffra di questa condizione nell’arco della vita e che sia presente anche nel 10% dei runner. Il dolore appare spesso in modo graduale, ma purtroppo nella maggior parte dei casi si tende a ignorare i sintomi e a preoccuparsene solo quando il dolore è già presente da tempo e limita fortemente la funzionalità. Più frequente in persone di età compresa tra i 45 ed i 65 anni.
Fascite plantare: diagnosi
La diagnosi si basa sulla storia clinica e sull’esame fisico effettuato dal medico. Non vi sono test di laboratorio che possano confermare o escludere la diagnosi. Anche effettuare indagini diagnostiche come radiografie, ecografie o risonanze magnetiche è di scarso aiuto. Queste debbono essere prescritte soltanto quando si debba escludere la presenza di altre patologie. In molti pensano erroneamente che il dolore sotto al piede possa essere causato dallo sperone o spina calcaneare, ma è presente soltanto dal 39% al 50% nei soggetti con fascite plantare ed addirittura studi recenti hanno dimostrato che si riscontra anche nel 32% di persone sane che non hanno alcun dolore.
E sicuramente la fascite non si è formata in una notte! Di conseguenza, comunicare al paziente una diagnosi di spina calcaneare produce un effetto nocebo. Il livello di ansia della persona, il periodo di recupero e la possibilità che il problema possa diventare persistente aumentano.
Fascite plantare: sintomi
I sintomi classici della fascite plantare sono dolore nella zona antero-interna del calcagno ai primi passi la mattina al risveglio o dopo periodi prolungati di riposo. Anche passare molto tempo in piedi può esacerbare il dolore. Vi è un’associazione diretta tra BMI (Body Mass Index) e la persistenza della fascite plantare. Studi recenti hanno specificato inoltre che l’associazione non è con il peso corporeo in generale, ma piuttosto con il girovita e quindi con una adiposità centrale. Altri fattori che sono strettamente e direttamente legati al perdurare dei sintomi sono la forza dei muscoli del polpaccio e la catastrofizzazione del dolore, oltre che aspetti legati alla morfologia o alla funzione del piede. Per questo motivo tutte le fasciti plantari persistenti (che durano da oltre 3 mesi) non devono essere trattate solo localmente – è necessario affiancare anche l’educazione ed esercizio fisico globale con esposizione graduale. In questi casi è importante quindi valutare non soltanto il piede, ma anche il ruolo di fattori psicologici e di processazione del dolore.
Il caso di Leonardo: "come sono guarito dalla fascite plantare"
Voglio raccontarti la storia di Leonardo, runner di 45 anni che si presenta lamentando un dolore al tallone al mattino ai primi passi già da 3 mesi. Durante il primo colloquio di valutazione si rende noto che il problema è insorto qualche settimana dopo che Leonardo aveva incrementato la corsa in salita. Il runner si allenava da solo, senza l’aiuto di un preparatore atletico. In un primo momento il fastidio era tollerabile, così non ha dato molta importanza ai sintomi e ha continuato i suoi allenamenti. Finché il dolore si è fatto più acuto, soprattutto la mattina al risveglio durante i primi passi. Come molti, ha provato ad effettuare qualche giorno di pausa dagli allenamenti, ma questa tecnica non lo ha aiutato. Valutando gli allenamenti effettuati è emerso che la progressione del carico è stata troppo repentina e probabilmente il suo fisico non ha avuto il tempo necessario per adattarsi allo stress imposto. La storia e l’esame obiettivo confermano la presenza di fasciopatia plantare. Si sconsiglia a Leonardo di effettuare ulteriori indagini diagnostiche poiché sarebbero soltanto una perdita di tempo e denaro e non apporterebbero alcun beneficio.
Durante la prima visita viene spiegato al runner quali potrebbero essere state le cause scatenanti, in cosa consiste il suo problema e viene rassicurato sulla prognosi favorevole.
Soprattutto gli viene esposto il concetto che il dolore non è strettamente legato ad un danno dei tessuti e che non deve avere paura di muoversi per il timore di poter peggiorare la situazione ma che al contrario è necessario l’esercizio fisico per riadattare i tessuti al carico. In un primo momento abbiamo applicato un taping da tenere soltanto per qualche giorno in modo da desensibilizzare la fascia plantare, cioè ridurre l’irritazione del tessuto.
Le terapie e gli esercizi
Con lo stesso obiettivo nelle prime sedute abbiamo effettuato delle terapie fisiche come laser e tecar. Fin dal primo giorno è stato introdotto esercizio fisico progressivo con esposizione graduale al carico. Gli esercizi effettuati non riguardavano soltanto il piede, ma coinvolgevano tutto il corpo ed erano propedeutici per la corsa. Alla seconda settimana di trattamento è stata fatta una valutazione biomeccanica della corsa su tapis roulant ed aggiunto al programma esercizi per migliorare la tecnica di corsa. Procedendo con i trattamenti è stato condiviso con Leonardo un programma di ripresa graduale della corsa. Le prime sessioni sono state effettuate assieme al fisioterapista sul tapis roulant e poi è stato proseguito in maniera autonoma all’esterno. In 8 settimane Leonardo ha potuto dire “sono guarito dalla fascite plantare” – non solo ha risolto il suo problema, ma ha imparato a gestire gli allenamenti, ha migliorato la tecnica di corsa, ha incrementato la capacità di carico e quindi di sopportare uno stress meccanico ed ha compreso quanto sia importante associare alla corsa un programma di forza per ridurre il rischio di infortunio.